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Pubblicato il 27.06.2013 null LA BUSSOLA - Il mercato del lavoro veneto nel secondo trimestre 2013

Giunti a metà anno le stime sul livello dell'attività economica – a metà tra previsioni e preconsun­tivi – comin­ciano a stabilizzarsi. Esse attestano la persistenza di un contesto assai difficile per l'economia veneta: per il 2013 Prometeia, con i dati rilasciati a luglio, calcola un calo del pil del­l'1,8%, esito di una dura contrazione della domanda interna pari al -3,0% (investimenti -6,6%, con­sumi collettivi -1,0%, consumi delle famiglie -2,4%) che non trova contrappeso nella di­namica delle esportazioni, pur ancora positiva (+2,4% in valori nominali, +1,3% a valori co­stanti). Dato questo contesto, i segnali provenienti dal mercato del lavoro non possono essere positivi. Così i dati Istat, disponibili per il primo semestre dell'anno, segnalano una forte caduta degli occu­pati (addirittura -51.000 tra secondo trimestre 2012 e secondo trimestre 2013) con un'accele­razione nella discesa del tasso di occupazione ora su valori prossimi al 63% (tre punti in meno rispetto ai valori pre-crisi) e con un tasso di di­soccupazione tendenziale attestato tra il 7 e l'8%.
I dati del Silv (Sistema informativo lavoro veneto) ricavati dalle comunicazioni obbligatorie delle imprese tracciano anch'essi, su base annua, un bilancio negativo: il saldo tendenziale delle posi­zioni di lavoro dipen­dente (al netto del lavoro domestico e del lavoro intermittente) a fine giugno 2013 era pari a circa 15.000 unità; cumulando questo risultato con quanto accaduto nel quadrien­nio precedente, considerando quindi l'intero arco della crisi (30 giugno 2008 – 30 giugno 2013), si totalizza una contrazione delle posizioni di la­voro in Veneto pari a 90.000 unità. Su base trimestrale la medesima fonte fornisce però qualche timida indicazione positiva. Per l'insieme dei rapporti di lavoro dipendente si osserva infatti un leggerissimo recupero tendenziale delle assunzioni e una dinamica dei saldi che può, se confermata dagli sviluppi dei prossimi mesi, avvalorare l'ipotesi, avanzata da diversi analisti congiunturali, che il punto di minimo del ciclo eco­nomico è stato toccato in primavera, tra maggio e giugno. I punti critici rimangono numerosi:

  • il recupero delle assunzioni riflette non tanto un reale incremento quanto lo spostamento, sug­ge­rito/imposto dalla riforma del mercato del lavoro del 2012 (l. 92), verso contratti di la­voro dipen­dente (a termine) di rapporti di lavoro in precedenza regolati con contratti di la­voro intermittente o di colla­borazioni a progetto;
  • non ci sono segnali positivi per i contratti a tempo indeterminato: in particolare sono dimi­nuite le trasfor­mazioni, quelle dei contratti di apprendistato a causa della contrazione della re­lativa platea di rife­rimento (nel 2009 le assunzioni di apprendisti erano crollate rispetto all'anno precedente) e quelle dei contratti a termine per ragioni legate alla tempistica, rara­mente ben coordinata, delle politiche del lavoro (alcune trasformazioni sono state anticipate in ottobre-novembre 2012 per be­neficiare degli in­centivi predisposti dal decreto interministe­riale del 5 ottobre; da gennaio 2013 non sono più previsti gli incentivi per i lavoratori in mo­bilità a seguito di licenziamento individuale; gli incentivi previsti dalla l. 92/2012 a partire dal 1 gennaio 2013 hanno necessitato di tempo per en­trare a regime; anche le at­tese per le ini­ziative del nuovo Governo in materia di incentivi possono aver indotto le imprese a ritar­dare le assunzioni o le trasformazioni);
  •  la quota di assunzioni a part time è sempre più elevata: per i contratti a tempo indeterminato sfiora ormai il 50%;
  •  i flussi di ingresso negli elenchi dei lavoratori disponibili rimangono assai elevati (oltre 50.000 per trime­stre), come pure la difficoltà ad uscirne;
  •  l'intervento degli ammortizzatori sociali per il sostegno del reddito dei lavoratori rimasti privi di impiego continua ad essere oltremodo rilevante: nel secondo trimestre 2013 si sono regi­strate ol­tre 18.000 nuove prestazioni di Aspi e MiniAspi.

 

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