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Pubblicato il 16.01.2023 null LA BUSSOLA - Il mercato del lavoro veneto | Un primo bilancio del 2022

Questo numero della Bussola espone la situazione occupazionale del lavoro dipendente in Veneto (contratti a tempo indeterminato, determinato e di apprendistato del settore privato) così come è andata determinandosi nel corso del 2022.

Dicembre segna un risultato pari a -13.100 posti, quindi peggiore sia rispetto allo stesso mese del 2021 (-9.700) che del 2019 (-12.100). Questo saldo negativo, usuale in questo periodo dell’anno per ragioni cicliche e amministrative, è attribuibile a una perdita di posizioni lavorative nel tempo determinato, -12.500, in misura più consistente che un anno fa; nell’apprendistato si arriva a -1.000 posti di lavoro nel mese, un bilancio lievemente peggiore del 2021, mentre nel tempo indeterminato invece il saldo è seppur di poco positivo, +400 posti, anche se un po’ più esiguo di un anno fa quando era di +500. Il singolo mese registra 33.500 nuovi contratti, un dato analogo a quello prima del Covid ma inferiore del -5% rispetto allo stesso mese di un anno fa.

Ampliando lo sguardo a tutti i dodici mesi dell’annualità conclusa si registra un volume di assunzioni pari a 616.200 reclutamenti rispetto ai 542.500 dell’anno prima, +14%, ed il confronto è positivo anche rispetto alla situazione pre-pandemia, quando le assunzioni annuali erano state 591.200 (+4%).

Questo bilancio del 2022, suddiviso per le tre tipologie contrattuali considerate, è stato ampiamente positivo per il contratto a tempo indeterminato, con +37.400 posti quando erano +3.700 l’anno prima. Al contrario l’anno si chiude con un segno negativo per l’apprendistato, con -4.400 unità quando erano -1.800 nel 2021; come si osserva da oltre un anno ciò avviene per effetto dell’aumento delle trasformazioni di apprendisti verso la qualifica a tempo indeterminato: sull’anno precedente sono aumentate del +12%. Infine nel lavoro a termine si riscontra un risultato di -3.600 posti che sono notevolmente inferiori rispetto al 2021 (+39.800) ma migliori della situazione “normale” prima dello shock pandemico; inoltre, anche in questo caso, il saldo negativo va collegato ad un andamento delle trasformazioni che nell’anno arriva al +56% sul 2021.

 

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