Pubblicata la Bussola sul mercato del lavoro veneto
Menù di navigazione
Briciole di pane
Aggregatore Risorse
Il secondo trimestre 2017 ha segnato in Veneto il completo recupero dei posti di lavoro persi durante la crisi, accentuando il trend di crescita già in atto dal 2015. Al 30 giugno, infatti, le posizioni di lavoro attive risultano, dopo nove anni esatti, superiori di circa 27.000 unità al livello registrato a giugno 2008, vale a dire il momento in cui si era toccato il più elevato picco occupazionale in regione.
Favorevole e in miglioramento anche il contesto economico, le cui aspettative di crescita sono superiori alle previsioni. Le ultime stime Prometeia per il 2017 danno la crescita del Pil regionale al +1,4%, un dato destinato ad aumentare dopo le recenti revisioni al rialzo su base nazionale ed europea.
La crescita occupazionale dell'ultimo trimestre è trainata dal numero di assunzioni, in aumento del 21% rispetto al secondo trimestre 2016 e su volumi mai registrati dall'inizio della crisi (233.000). Rilevante, ma inferiore, la crescita delle cessazioni (190.000 contro le 162.000 del 2016), per un saldo trimestrale di +42.700 posizioni di lavoro. Rispetto a un anno prima, le posizioni di lavoro attive al 30 giugno 2017 sono 51.000 in più. Si tratta della dinamica su base annua più positiva dal 2008.
Oltre la metà dei nuovi assunti ha un contratto a tempo determinato, ma l'incremento maggiore rispetto allo scorso lo fanno registrare i contratti di apprendistato (+28%) e il lavoro somministrato tramite agenzia, che rappresenta un indicatore particolarmente significativo in quanto anticipatore delle tendenze occupazionali in atto: i lavoratori assunti in somministrazione nel secondo trimestre 2017 sono oltre 58.000, il 26% in più rispetto allo scorso anno e il 39% in più rispetto al 2015. Cresce anche l'occupazione giovanile: gli under 30 assunti tra aprile e giugno sono circa 90.000, il 38% del totale e il 27% in più rispetto al 2016.
Una quota rilevante e in costante crescita dei nuovi posti di lavoro è a part time (36,5%), che si conferma una tipologia contrattuale diffusa soprattutto tra le donne (una nuova assunta su due è a orario ridotto), ma in aumento anche tra gli uomini, per i quali risulta, più spesso che per le donne, di tipo involontario.
I dati del 2017 mostrano, inoltre, una maggiore propensione a cambiare lavoro rispetto al passato: nel complesso dei rapporti di lavoro dipendente, a fronte di una sostanziale stabilità dei licenziamenti (-6% rispetto allo scroso anno per un totale di 16.500 cessazioni) le dimissioni risultano in aumento del 26%. Analizzando esclusivamente i contratti a tempo indeterminato, oltre la metà di quanti lasciano un rapporto di lavoro stabile lo fa volontariamente, presentando le proprie dimissioni, mentre i licenziamenti economici e disciplinari rappresentano appena il 24% della cause di cessazione.
Riguardo alle persone in cerca di lavoro, l'operazione di aggiornamento degli iscritti negli elenchi dei Centri per l'Impiego del territorio, avviata nel maggio scorso, ha consentito di avere un dato più preciso e realistico circa il numero dei disoccupati amministratitivi attivi nella ricerca di un'occupazione. A fine giugno 2017 risultano essere 253.000, in lieve diminuzione rispetto a inizio anno.
Scarica la Bussola di Settembre >>>
Scarica la sintesi grafica della Bussola di Settembre >>>