Il mercato del lavoro veneto nel quarto trimestre 2018
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Quarto anno consecutivo di crescita per il mercato del lavoro veneto, che nel 2018 ha mantenuto gli stessi ritmi di espansione mostrati l'anno precedente. A fine anno, infatti, si contavano 36.200 posizioni di lavoro dipendente in più rispetto alla fine del 2017, quando l'aumento era stato di circa 40 mila unità. Buona parte della crescita è a tempo indeterminato, fenomeno che rappresenta uno degli elementi distintivi dell'andamento occupazionale dell'ultimo anno, durante il quale si è osservato un netto ridimensionamento dei contratti a termine a fronte, appunto, di un sensibile aumento dei contratti stabili. È quanto emerge dai dati della Bussola dell'Osservatorio di Veneto Lavoro relativa al quarto trimestre 2018.
L'occupazione, dunque, non sembra ancora scontare il mutamento di clima congiunturale che altri indicatori economici (revisione al ribasso della crescita del pil regionale e aspettative delle imprese) hanno invece evidenziato. Nel quarto trimestre dell'anno, fisiologicamente negativo per la conclusione di molti rapporti di lavoro, stagionali e non, si evidenzia tuttavia una riduzione della mobilità complessiva sul mercato del lavoro, con un calo delle assunzioni del 9% e delle cessazioni del 5%.
Su base annua i contratti a tempo indeterminato risultano in forte aumento (+22.200), soprattutto grazie alle trasformazioni da tempo determinato, raddoppiate rispetto all'anno precedente (59.800 contro 30.200). Ciò è dovuto prevalentemente al boom delle assunzioni a termine verificatosi nel 2017, che a un anno di distanza ha generato un fisiologico aumento delle trasformazioni, spinto ulteriormente dal protrarsi di una congiuntura positiva, dall'incentivo strutturale per l'assunzione di giovani under 35 e dagli effetti del Decreto Dignità. I vincoli all'impiego a termine stabiliti dalla legge 96/2018, pienamente in vigore da novembre, hanno infatti contribuito ad accelerare il ritmo di crescita del tempo indeterminato: l'ultimo trimestre del 2018 ha segnato un significativo aumento delle assunzioni rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente, in particolare nel mese di dicembre quando l'incremento ha superato il 40%.
Continua, inoltre, la fase positiva dell'apprendistato (+7.200 posizioni di lavoro dipendente), che tuttavia non ha ancora recuperato i livelli del 2008, mentre i contratti a tempo determinato hanno evidenziato un deciso rallentamento: il saldo trimestrale è nettamente peggiore rispetto a quello del 2017 (-47.700 contro 26.100) e quello annuale registra una variazione positiva modestissima (+1.700) dopo due anni da record. Giù rinnovi (19% su base annua) e proroghe (-9%). Crescita più intensa per i contratti stagionali (+7%), che interessano ora il 25% del totale delle assunzioni a tempo determinato. Significativa la contrazione dei rapporti di somministrazione (-34% nel quarto trimestre, -11% su base annua). La somministrazione a tempo indeterminato è tornata a crescere, con 1.500 assunzioni in staff leasing contro le 400 dell'anno precedente, ma pesa appena per l'1% sul totale delle assunzioni a tempo indeterminato.
Su base settoriale si registra un generale rallentamento per il terziario controbilanciato dai buoni risultati del settore industriale e dalla stabilità di quello primario. In particolare, l'industria ha fatto segnare un saldo positivo per 17.800 posizioni di lavoro, il 49% della crescita totale, con metalmeccanico (+8.500) e costruzioni (+3.900) a fare da traino, mentre tra i servizi commercio e turismo vedono ridursi di due terzi il proprio saldo occupazionale rispetto al 2017. Rimangono in terreno negativo i servizi finanziari (-1.000), il tessile-abbigliamento (-734) e la pubblica amministrazione (-500).
L'andamento settoriale si riflette su quello territoriale: crescono maggiormente le province a maggiore presenza manifatturiera, quali Treviso e Vicenza (+9% rispetto al 2017 con un saldo vicino a +8.000 posizioni di lavoro), mentre dove prevalgono economie incentrate sui servizi si registrano performance meno brillanti: a Venezia e Padova il saldo è positivo ma peggiore rispetto a quello del 2017 (rispettivamente +3.600 e + 6.700), così come a Verona, dove tuttavia si registra il miglior saldo occupazionale della regione (+8.800). Variazioni positive ma molto modeste a Belluno (+900) e Rovigo (+100).
Quanto alla tipologia di orario, la quota di assunzioni a part time risulta sempre molto elevata, attorno a un terzo del totale (47% per le donne).
Da segnalare il deciso incremento delle dimissioni (+16%) tra i motivi di cessazione dei rapporti di lavoro, a dimostrazione di un mercato del lavoro particolarmente dinamico.
Riguardo infine alla disoccupazione, complessivamente le DID rilasciate nel 2018 ai Centri per l'Impiego della regione sono state 152.000, con un incremento dell'8% rispetto al 2017. Stabile nel tempo il flusso in funzione all'età: i giovani under 30 rappresentano una quota attorno al 35%, gli adulti il 53% e gli over 55 il 12%. Circa il 60% dei nuovi disoccupati percepisce un'indennità di disoccupazione (ormai quasi esclusivamente Naspi), quota che si avvicina al 90% escludendo gli inoccupati, in cerca della prima occupazione, e i non aventi diritto.
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