Il contributo di Veneto Lavoro sui dati del mercato del lavoro - Il contributo di Veneto Lavoro sui dati del mercato del lavoro
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Briciole di pane
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Tra gli effetti collaterali del Jobs Act e della decontribuzione prevista dalla legge di stabilità 2015, rileviamo la fornitura mensile, per addetti ai lavori e opinione pubblica, di dati statistici ricavati da fonti amministrative.
Questa novità ha lo scopo di rendere possibile il monitoraggio degli effetti dei provvedimenti avviando un passo decisivo verso la valutazione delle politiche pubbliche auspicata, e spesso inserita perfino nelle leggi istitutive di nuovi provvedimenti, ma non certo ancora praticata.
Dati amministrativi inusuali per molti osservatori e soprattutto non immediatamente raffrontabili con i tradizionali dati Istat sulle forze di lavoro perché necessitano di rielaborazioni e affinamenti interpretativi. Da questa difficoltà di confronto tra dati nasce il grande disorientamento nei media e i conseguenti sbandamenti nelle valutazioni degli stakeholders.
Ma è proprio vero che le diverse fonti - e quindi i diversi dati - alimentano il caos perché le differenze tra essi sono incomprensibili? E' proprio vero che silenziando le fonti amministrative faremo passi in avanti nella possibilità di comprendere le tendenze in atto nel mercato del lavoro e soprattutto gli effetti delle politiche?
Nel paper "La varietà di fonti e di dati sull'occupazione: ricchezza informativa o ridondanza caotica? Un'analisi comparata dei dati Inps, Ministero del Lavoro, Istat, SeCO" curato dall'Osservatorio sul mercato del lavoro di Veneto Lavoro sono letti e confrontati i dati sulle tendenze recenti dell'occupazione messi a disposizione dalle diverse fonti (Inps, Ministero del lavoro, network SeCO, Istat/forze di lavoro).
L'agenzia Veneto Lavoro si è posta l'obiettivo di utilizzare comparativamente i dati, per giungere ad una rappresentazione solida dell'evoluzione dei principali aggregati che compongono il mercato del lavoro: in particolare l'occupazione totale e l'occupazione dipendente con contratto a tempo indeterminato.
Dall'insieme delle informazioni riportate ci pare emergere un'indicazione, per la prima metà del 2015, circa un recupero occupazionale concentrato sul lavoro dipendente e basato sulle posizioni professionali a tempo indeterminato. Il tempo determinato, dopo la scossa dovuta al decreto Poletti nel 2014, risulta aver sostanzialmente conservato sia il livello dei flussi sia lo stock, mentre in significativa crescita risulta (per flussi e stock) il lavoro somministrato e in flessione (per flussi e, su base annua, anche per stock) l'apprendistato. I fattori in gioco riguardano in modo combinato sia la ripresa in corso che le riforme sul mercato del lavoro avviate.
In conclusione i diversi dati amministrativi risultano utili e ampiamente trattabili, rinunciarvi sarebbe impossibile ed impoverente.
Chiedere all'Istat di gestire tutte le fonti di dati, incluse quelle amministrative, pare anch'essa una richiesta ben poco realistica: perché anzi sempre più le amministrazioni, per ragioni di trasparenza, di programmazione, di accountability, devono lavorare e comunicare i dati relativi alla propria attività.
Ciò non toglie tuttavia che la comunicazione dei dati amministrativi da parte delle istituzioni che li gestiscono possa e debba ancora migliorare e progredire. Non solo allargando lo spettro delle informazioni messe a disposizione ma anche esplicitando fino in fondo le definizioni utilizzate, le classificazioni e le scelte di aggregazione compiute, le dimensioni degli universi di riferimento.
In altre parole si tratta di fornire tutte quelle indicazioni metodologiche necessarie a comprendere bene, anche da parte del lettore esterno, ciò che i dati trattano.