Il mercato del lavoro veneto nel mese di gennaio - Il mercato del lavoro veneto nel mese di gennaio
Menù di navigazione
Briciole di pane
Aggregatore Risorse
Il 2022 si apre con non pochi segnali di preoccupazione: la crisi energetica europea prodotta dal razionamento dell’offerta di gas da parte della Russia e il rischio di una guerra in Ucraina, l’impennata inflazionistica e i costi energetici, che stanno condizionando gli andamenti del settore manifatturiero. Le previsioni economiche per l’anno in corso sono infatti più contenute, con il Pil visto in crescita del +4% a livello nazionale e del +4,2% in Veneto.
Sul fronte occupazionale, nonostante lo sblocco dei licenziamenti si registra la crescita dei contratti a tempo indeterminato, che nel mese di gennaio mostrano un saldo positivo per 6.200 posizioni lavorative e un aumento delle assunzioni del 3% rispetto al periodo pre-pandemico di gennaio 2020 e del 58% nel confronto con il 2021, quando ancora erano in vigore importanti restrizioni anti Covid. Il calo del tempo determinato e dell’apprendistato, dovuto anche all’elevato numero di trasformazioni, determinano tuttavia per il lavoro dipendente un saldo negativo per -2.100 posizioni lavorative, in linea con quello registrato nel 2021 (-2.050) e inferiore a quello lievemente positivo del 2020 (+400), e un calo della domanda di lavoro complessiva pari al -2% rispetto al 2020.
Riguardo alle altre tipologie contrattuali, il lavoro intermittente ha dato luogo nel mese di gennaio a 4.300 attivazioni (-11% sul 2020), il lavoro domestico ha fatto registrare 3.000 assunzioni (-10%), le collaborazioni (2.700) sono in flessione del -12% mentre i tirocini con segnano un -27% rispetto al 2020 con 2.000 attivazioni complessive. La domanda di lavoro somministrato è quasi tornata sui livelli pre-crisi del 2019, con un calo rispetto ad allora di appena l’1%.
Riguardo alle cessazioni, anche in considerazione del dibattito in corso sul tema delle cosiddette grandi dimissioni, o great resignation, si osserva che quelle per volontà del lavoratore costituiscono nel mese di gennaio il 29% del totale, con un aumento del 19% rispetto al 2020 e del 45% sull’analogo periodo del 2021. La dimensione e l’andamento delle dimissioni appaiono tuttavia confermare quanto analizzato precedentemente, imputando tale fenomeno a ritardate dimissioni durante il periodo del blocco dei licenziamenti, qualche incentivo all’abbandono delle imprese in difficoltà e l’elevato tasso di ricollocazione a un mese che segnala la propensione di molti lavoratori a trovare occasioni di impiego che più soddisfano le loro aspettative.
Anche i licenziamenti economici individuali e collettivi sono in aumento rispetto al 2021, quando ancora vigeva il blocco, ma in diminuzione rispetto ai quantitativi del 2020 (3.000 a fronte di 4.000).
A livello territoriale, l’allentarsi delle restrizioni a partire dalla primavera 2021 e l’inversione di tendenza della congiuntura economica hanno contribuito a riportare il bacino occupazionale a dimensioni vicine a quelle pre lockdown in tutte le province. I saldi annuali a fine 2021 sono infatti risultati positivi e superiori a quelli del 2019 in tutti i territori, mentre a inizio 2022 le province ad elevata propensione turistica di Venezia e Verona, che già avevano pagato i costi più alti della crisi pandemica, mostrano un saldo particolarmente negativo (rispettivamente -1.109 e -1.260) e continuano ad avere un numero di assunzioni inferiore a quello dello stesso mese del 2020. Andamento positivo, sia nei saldi che nelle assunzioni, per Vicenza e Treviso, mentre Belluno pur presentando un saldo negativo manifesta una ripresa della domanda di lavoro.
Il flusso delle dichiarazioni di immediata disponibilità (Did) è stato pari a 11.400 unità, in diminuzione rispetto al gennaio 2020 del -17%. Un calo concentrato nelle province che hanno registrato i migliori andamenti in termini di saldi occupazionali e domanda di lavoro, anche in virtù di una struttura economica a propensione manifatturiera, quali Padova, Treviso e Vicenza. Lo spostamento delle forze di lavoro da una condizione di disoccupazione a quella di inattività, e viceversa, possono in parte essere attribuiti a un effetto di scoraggiamento e ad altri fattori legati all’evolversi della situazione pandemica, ma anche, in termini positivi, alla ripresa economica osservata soprattutto in alcuni territori e settori.
>>> Scarica la Bussola sul mercato del lavoro veneto nel mese di gennaio 2022