Contrattazione collettiva e tutele: l’analisi dell’Osservatorio di Veneto Lavoro
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Circa il 10% dei lavoratori italiani possiede un reddito disponibile equivalente inferiore alla soglia di povertà, trovandosi nella condizione definita da Eurostat come “in-work-at-risk-of-poverty". L’Istat nell’ultimo Rapporto Annuale sottolinea che, nonostante i miglioramenti osservati nel mercato del lavoro negli ultimi anni, anche in Italia continua a permanere una quota elevata di occupati in condizione di vulnerabilità economica. Si tratta di situazioni riconducibili all’esistenza di importanti diseguaglianze retributive (recentemente confermate anche nel monitoraggio, sempre a cura dell’Istat, sulla Struttura delle retribuzioni in Italia) cui concorrono le diverse componenti che determinano i profili retributivi dei singoli lavoratori ovvero l’intensità lavorativa, la durata dei rapporti di lavoro e la retribuzione oraria. Quest’ultima, per la maggior parte dei lavoratori, è strettamente collegata all’applicazione dei livelli salariali definiti nell’ambito della contrattazione collettiva.
Il tasso di copertura dei CCNL, secondo il XXV Rapporto mercato del lavoro e contrattazione collettiva del CNEL risulta, infatti, pari al 98,7% dei dipendenti del settore privato (esclusi “agricoltura” e “lavoro domestico e di cura”) e al 93% dei dipendenti del settore pubblico. Permane, tuttavia, una marcata frammentazione nel sistema di rappresentanza dei lavoratori e delle imprese - nel solo settore privato, a fine 2023, sono ben 971 i CCNL depositati e vigenti - con importanti differenze settoriali.
In tale contesto, l’Osservatorio Mercato del Lavoro di Veneto Lavoro, valorizzando le informazioni del Sistema Informativo Lavoro del Veneto (SILV), ha avviato un’attività di esplorazione sull’applicazione dei CCNL ai rapporti di lavoro dipendente privato attivati dalle imprese venete. Ne è emerso che in riferimento ai 628 mila rapporti di lavoro instaurati nel corso del 2023 sono stati intercettati 392 CCNL secondo i codici identificativi utilizzati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali nel sistema delle Comunicazioni Obbligatorie; 235 considerando i CCNL vigenti e depositati presso il CNEL.
Da una prima analisi esplorativa sulla distribuzione dei CCNL nei vari comparti economici, dettagliatamente documentata nel report Misure/122, si rileva in media l’applicazione di circa tre CCNL per settore ma in alcuni ambiti si contano fino a sei o sette CCNL differenti. Questa numerosità può essere attribuita alla peculiare complessità delle attività svolte oppure ad una nutrita produzione contrattualistica che caratterizza alcuni particolari ambiti occupazionali. Da questa prima esplorazione emerge, inoltre, che solo una piccola parte dei rapporti di lavoro attivati, ovvero il 5,1% del totale, non riporta un’indicazione specifica del CCNL, ma viene associata ad un codice generico. Tra questi, la quota di rapporti di lavoro per i quali non risulterebbe applicato nessun CCNL si attesta mediamente poco al di sotto del 2%, ma con significative concentrazioni in alcuni settori economici.