Immigrazione e mercato del lavoro legale
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Sono più di 220 gli operatori pubblici e privati che hanno partecipato al percorso formativo in materia di immigrazione e condizione del lavoratore straniero promosso da Veneto Lavoro in collaborazione con gli altri partner operativi del progetto europeo FAMI Release Plus, la rete del Tavolo del lavoro legale e Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, che ha ospitato gli incontri presso la propria sede di Treviso.
Il ciclo di quattro seminari di aggiornamento, dal titolo “Immigrazione e mercato del lavoro legale”, si è svolto tra i mesi di maggio e giugno 2025 ed è stato organizzato dal Servizio Specialistico Stranieri dell’Ambito di Treviso di Veneto Lavoro, che ne ha curato anche la programmazione tecnica.
Gli obiettivi del percorso di formazione erano quelli di aggiornare le competenze degli operatori pubblici e privati, tra cui quelli delle associazioni di categoria del territorio e dei sindacati dei lavoratori che si relazionano con i lavoratori stranieri e i loro potenziali datori di lavoro, promuovendo l’applicazione delle linee guida sulle procedure relative al corretto ingresso sul territorio italiano e alla conseguente assunzione. Il progetto si propone in questo modo lo sviluppo di un mercato del lavoro legale e il rafforzamento della rete locale attraverso spazi di partecipazione attiva.
L’iniziativa ha rappresentato l’occasione per affrontare il tema dell’accesso al mercato del lavoro legale del cittadino straniero, a partire dai dati di contesto e anche alla luce delle recenti riforme introdotte a livello nazionale e internazionale, e per approfondire tematiche quali la protezione internazionale, i fenomeni dello sfruttamento lavorativo e del caporalato e i relativi strumenti di prevenzione e contrasto.
Al 1° gennaio 2024, i cittadini stranieri residenti nel territorio regionale risultavano circa 501mila (oltre 507mila secondo le prime stime per il 2025), di cui poco meno di 90mila in provincia di Treviso. Si tratta, in entrambi i casi, di circa il 10% della popolazione residente. La maggior parte dei cittadini sono non comunitari, con una crescita rilevante di quelli di nazionalità asiatica.
Nel corso del 2023 (ultimo dato disponibile) si sono registrati circa 28 mila nuovi ingressi di cittadini non comunitari in Veneto e 5.500 nella sola provincia di Treviso. Circa la metà di questi ingressi è legata a motivi familiari, mentre quelli per protezione internazionale rappresentano circa un quarto del totale. Gli ingressi per lavoro continuano a rappresentare una quota minoritaria.
Secondo gli ultimi dati Istat disponibili, gli occupati stranieri in Veneto sono oltre 260mila, di cui 54mila in provincia di Treviso. Quasi il 90% di questi è costituito da lavoratori dipendenti. Negli anni, la presenza dei lavoratori stranieri in regione è cresciuta progressivamente: se nel 2001 rappresentavano il 4% degli occupati, nel 2023 la quota è salita al 12% a livello regionale e al 13% in provincia di Treviso, con una concentrazione maggiore nei settori dell’edilizia, in agricoltura e in alcuni comparti del manifatturiero. Per quanto riguarda il lavoro domestico, la presenza di lavoratori stranieri – in prevalenza donne – supera il 70% del totale.
La partecipazione ai seminari di relatori esperti della materia, professori Universitari, dirigenti e funzionari di diverse amministrazioni pubbliche che hanno competenze in materia di immigrazione e mercato del lavoro (Prefettura, Questura, Ispettorato Territoriale del Lavoro, Regione del Veneto e Veneto Lavoro) ha permesso di approfondire i temi trattati sia dal punto di vista teorico e accademico che pratico applicativo.
L’iniziativa si inserisce nell’ambito del progetto europeo Release Plus, Rete Legale Anti Sfruttamento, finanziato con le risorse del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI) 2021-2027. Il progetto, che vede la Prefettura di Treviso come ente capofila e Veneto Lavoro quale partner operativo, mira a rafforzare le reti territoriali di contrasto allo sfruttamento lavorativo attraverso la promozione di una cultura della legalità e lo scambio di buone prassi, ma anche potenziando la governance territoriale e la capacità di risposta di servizi ed enti che si rivolgono a cittadini di Paesi terzi.