Tartufi 16 - Occupati stabili, mobili, temporanei in Veneto: misure di consistenza e di "Lock in"
di Bruno Anastasia, Massimo Disarò e Danilo Maurizio
Ormai da anni i tradizionali indicatori-chiave del mercato del lavoro (tasso di occupazione e tasso di disoccupazione) segnalano per il Veneto dinamiche positive: a) l'occupazione aumenta continuamente - attualmente il tasso di occupazione (tdo) è pari al 64% - e il Veneto può avvicinarsi significativamente all'obiettivo europeo previsto per il 2010 (tdo pari al 70% per la classe d'età 15-64 anni), anche se, visto il rallentamento sperimentato nella fase più recente, sembra difficile raggiungerlo; b) la disoccupazione risulta ridimensionata, anche se la rinnovata (per di versi aspetti di metodo) rilevazione Istat sulle forze di lavoro ha riposizionato il tasso di disoccupazione regionale (tdd) ad un livello leggermente più alto di quello individuato secondo il vecchio metodo (per il primo trimestre 2004: 4,5% contro il precedente 3,3%). E' vero che il tdo e il tdd per alcuni segmenti (donne, adulti "anziani") evidenziano livelli ancora insoddisfacenti. Ma è opinione condivisa che i maggiori problemi del mercato del lavoro regionale non nascono attualmente da un'insufficienza quantitativa della domanda di lavoro. Essi hanno nomi diversi, alludono ad un'articolazione del mercato del lavoro dove in discussione non è il suo"equilibrio generale": si chiamano piuttosto compre senza di posti vacanti e di persone in cerca di lavoro, qualità e sicurezza del lavoro, difficoltà di fidelizzazione e di investimento nelle risorse umane, working poors. Così la tradizionale partizione delle forze di lavoro (occupati/disoccupati) rappresenta sempre meno la discriminante analiticamente più interessante. Occorre piuttosto guardar dentro l'occupazione.