Tartufi 35 - Comunicazioni obbligatorie e analisi congiunturale del mercato del lavoro: evoluzione, problemi metodologici, risultati
di Bruno Anastasia, Massimo Disarò, Maurizio Gambuzza e Maurizio Rasera
Quando abbiamo iniziato a stendere questo saggio (maggio 2009), gli ultimi dati statistici ufficiali (Istat-Rfl) in relazione agli andamenti nel mercato del lavoro italiano – occupazione e disoccupazione – erano stati resi disponibili a fine marzo e risultavano riferiti al quarto trimestre 2008. Raccontavano ancora di un'occupazione in crescita in molte regioni italiane, nonostante la crisi finanziaria internazionale con tutto quello che ne è conseguito per l'economia reale. Questo lag temporale – tra fenomeno, rilevazione, produzione e pubblicazione del dato – sarà prossimamente abbassato con la pubblicazione di dati mensili, che peraltro saranno necessariamente molto aggregati. E' difficile chiedere di più alle analisi basate su survey: la loro natura campionaria non può consentire un livello elevato di analiticità. Altri Paesi – quasi tutti quelli comparabili con l'Italia per dimensioni e livello di sviluppo (e soprattutto, va da sé, i Paesi del Nord Europa) – possono contare, a fianco delle rilevazioni ottenute con survey, su un tempestivo e sistematico utilizzo di informazioni relative al mercato del lavoro ottenute grazie ad un miglior "sfruttamento" di fonti amministrative.E' vero che la politica è l'arte di prendere decisioni in assenza di informazioni o, meglio ancora, con informazioni parziali o presunte: ma un po' più di solidità, anche nella conoscenza delle dinamiche congiunturali, certamente gioverebbe. In questa direzione un rilevante contributo, anche in Italia, deve essere fornito dalle fonti amministrative, almeno con riferimento all'occupazione dipendente – che rappresenta circa i tre quarti dell'occupazione complessiva –nonché il segmento più reattivo (con riferimento alla componente privata) alle variazioni continue della domanda di lavoro.