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Pubblicato il 01.06.2017 null LA BUSSOLA - Il mercato del lavoro veneto nel primo trimestre 2017

Archiviata la crescita occupazionale straordinaria del 2015 che ha consentito un corposo recupero, non completato ancora, verso i livelli del 2008, dopo un 2016 di sostanziale stabilizzazione dei livelli raggiunti, il nuovo anno si apre con un risultato ancora orientato alla crescita: non tanto per il segno positivo fatto registrare dal saldo – come fisiologico nel trimestre di inizio anno – ma soprattutto per la sua dimensione, +46.200 posizioni lavorative, miglior risultato del primo trimestre a partire dal 2009.

È stata una crescita ascrivibile prevalentemente alla componente maschile (+29.000), con buona performance della componente straniera (16.100), che ha interessato diffusamente tutti i comparti produttivi (agricoltura +11.700, manifatturiero +14.200, costruzioni +2.200, servizi +18.200) anche se non sempre migliorando il dato del primo trimestre del 2016. Se un buon segnale viene dai comparti del legno-mobilio, delle industrie alimentari ed anche dalle costruzioni, non altrettanto si può dire del credito che, unico, fa registrare un saldo negativo, del tutto comprensibile alla luce delle recenti vicende che hanno interessato il sistema bancario regionale.

Il saldo largamente positivo è stato determinato da un ottimo andamento dei flussi di assunzione (190.000), cresciuti del 13% rispetto all'analogo periodo del 2016 e in linea con quelli del 2015. Essi risultano trainati dal tempo determinato (106.000), in crescita tendenziale del 15% come pure il somministrato. La dinamica maggiore, in termini percentuali, è stata però registrata dall'apprendistato (+26%, 8.700 nuove attivazioni). Il tempo indeterminato risulta stabile sia guardando alle nuove assunzioni che alle trasformazioni; è l'unica tipologia contrattuale ad evidenziare un segno negativo del saldo (-2.600). A livello di contratti la vera novità, che si dispiegherà compiutamente nel prossimo trimestre, è la ripresa dei contratti intermittenti (9.900 rispetto ai 6.000 del 1° trimestre 2016), quale immediata risposta del mercato alla soppressione dei voucher.

 

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