Il mercato del lavoro veneto nel terzo trimestre 2019
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Nel terzo trimestre 2019 il mercato del lavoro veneto ha mostrato un saldo negativo per 10.700 posizioni lavorative dipendenti. Un risultato atteso, considerata la fine della stagione turistica, che riveste un peso rilevante sull'occupazione regionale, ma peggiore rispetto a quello registrato nello stesso periodo del 2018 (-7.000) e che conferma il rallentamento della fase espansiva in atto ormai da diversi trimestri. La dinamica su base annua rimane tuttavia ancora positiva per oltre 25 mila posizioni di lavoro. La decelerazione del ritmo di crescita è confermata anche dalla riduzione dei flussi complessivi di assunzioni (-6,6%) e cessazioni (-4,8%).
Il risultato trimestrale è in larga parte attribuibile alla componente maschile (-7.000) e a quella di cittadinanza italiana (-8.200). Una quota rilevante delle assunzioni prevede rapporti di lavoro part time (32,6%), soprattutto tra le donne (45,6%). La causa più diffusa di cessazione del rapporto di lavoro rimane la conclusione di un contratto a termine (69% dei casi), seguita dalle dimissioni (20%) e dai licenziamenti (stabili al 4%) In aumento le uscite dal lavoro per pensionamento (19%), soprattutto tra i lavoratori di età compresa tra i 62 e i 65 anni, ovvero quelli maggiormente interessati dalle possibilità offerte da "quota 100".
La stagionalità tipica del periodo incide sia sull'andamento settoriale che su quello territoriale. Il comparto con il saldo maggiormente negativo risulta infatti quello turistico, che perde nel trimestre 22 mila posizioni lavorative, mentre all'opposto il reclutamento del personale non di ruolo del mondo della scuola e l'avvio della vendemmia spingono i saldi del settore istruzione (+14.500) e dell'agricoltura (+9.600). Sostanzialmente stabili i settori industriali, fatta eccezione per il tessile-abbigliamento che registra una modesta flessione. Nei servizi da segnalare anche il saldo negativo delle agenzie di somministrazione (-5.200). A livello territoriale, i saldi più negativi si registrano nelle province a maggiore vocazione turistica quali Venezia (-21.100) e Belluno (-1.300). Lievemente negativa anche Rovigo (-700), mentre nelle altre province il saldo è positivo, sebbene inferiore a quello dello scorso anno, con l'eccezione di Treviso che segna un +4.200 posizioni lavorative a fronte delle +3.100 di un anno fa. A Padova +2.300, Verona +5.300, Vicenza +500. Su base annua la flessione più marcata del saldo occupazionale interessa proprio Vicenza (-62%) e Verona (-51%).
Continua la forte espansione dei contratti a tempo indeterminato (+9.700 posizioni lavorative nel trimestre), soprattutto grazie alle trasformazioni che sono passate da 16.400 a 20.300 (+23%) e che garantiscono il 40% degli accessi al tempo indeterminato. La crescita dell'occupazione stabile è decollata fin dai primi mesi del 2018 per l'effetto congiunto degli esoneri contributivi per l'assunzione dei giovani fino a 35 anni, delle restrizioni sul lavoro a termine introdotte dal "Decreto Dignità" e per il forte allargamento della platea di contratti a tempo determinato avvenuto negli anni precedenti, che va tuttavia esaurendosi. Proprio il tempo determinato prosegue nella sua fase di contrazione, perdendo nel trimestre 12.300 posizioni lavorative, così come il lavoro somministrato, che proprio a causa dell'irrigidimento determinato dalla nuova normativa vede contrarsi le assunzioni (-19%), nonostante un consistente aumento di quelle a tempo indeterminato (triplicate, ma modeste in valori assoluti). Nel terzo trimestre 2019 è significativamente aumentato il ricorso allo staff leasing, che ha interessato quasi 500 imprese, la maggior parte delle quali attive nel settore industriale, e un totale di 1.157 lavoratori (in media 2,5 per impresa), superando ampiamente quindi, in un solo trimestre, il numero di attivazioni di tutto il 2018.
Tra i disoccupati registrati ai Centri per l'impiego del Veneto, prevalgono le donne (56%) e gli adulti tra i 30 e i 54 anni (52%), con una significativa presenza di stranieri (27%). I laureati sono meno del 10%, mentre è ancora consistente il numero di disoccupati in possesso della sola licenza di scuola media inferiore (34%). Gli ingressi in condizione di disoccupazione registrati nel terzo trimestre 2019 sono stati 42.100, un valore appena superiore a quello registrato nel medesimo trimestre dell'anno precedente.
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