Decontribuzione e tempo indeterminato: gli effetti sul mercato del lavoro veneto
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Gli incentivi alle assunzioni a tempo indeterminato introdotti negli ultimi anni hanno avuto un ruolo decisivo nella recente crescita dell'occupazione stabile in regione e hanno generato rapporti di lavoro più duraturi nel tempo, che non si sono interrotti al termine del periodo di agevolazione previsto. Sono questi i principali risultati dell'indagine condotta dall'Osservatorio di Veneto Lavoro sugli effetti delle decontribuzioni introdotte nel 2015 e nel 2016 sui contratti a tempo indeterminato.
Secondo l'analisi, gli effetti di tali misure non si sono fatti attendere e hanno contribuito alla ripresa dell'occupazione dopo lunghi anni di crisi: nel 2015, infatti, il saldo delle posizioni lavorative dipendenti è tornato positivo per circa 44.000 unità (+64.000 quelle a tempo indeterminato) dopo alcuni anni di segno meno e tra il 2015 e la fine del 2019 le posizioni guadagnate sono state complessivamente circa 190 mila. Tale dinamica non si è tradotta in un aumento della quantità di lavoro complessivamente generata per effetto della concomitante crescita dei posti a part time, ma ha comunque consentito al sistema produttivo veneto di toccare nuovi massimi occupazionali.
Le due differenti misure, introdotte dalle di stabilità del 2015 (legge 190/2014) e del 2016 (legge 208/2015) prevedevano un esonero contributo fino a 8.060 euro annui per tre anni per le assunzioni e le trasformazioni a tempo indeterminato avvenute 2015 e fino a 3.250 euro annui per due anni per quelle effettuate nel 2016. Unici requisiti, il lavoratore non doveva aver avuto nei sei mesi precedenti un rapporto di lavoro a tempo indeterminato e il datore di lavoro doveva essere un privato.
Le imprese non hanno tardato a farvi ricorso: oltre il 70% delle assunzioni che ne avevano diritto hanno usufruito dell'esonero. Non solo, tali rapporti si sono anche dimostrati nel tempo più duraturi di quelli non esonerati. Posto che, come documentato in più occasioni dallo stesso Osservatorio di Veneto Lavoro, un contratto a tempo indeterminato, a dispetto della definizione, dura mediamente tra i due anni e mezzo e i tre anni e il 35% si conclude entro il primo anno, i rapporti di lavoro esonerati hanno mostrato tassi di sopravvivenza di dieci punti percentuale superiori rispetto a quelli stipulati prima dell'entrata in vigore degli incentivi. I dati sembrano quindi smentire anche l'ipotesi secondo cui allo scadere degli incentivi, e quindi al venir meno del vantaggio economico da parte del datore di lavoro, si sarebbe assistito a un'ondata di licenziamenti.
A beneficiare maggiormente delle politiche di decontribuzione risultano essere stati soprattutto i lavoratori italiani, le donne, i giovani sotto i 30 anni e le imprese più grandi. A livello settoriale, il 21% delle assunzioni esonerate si è concentrato nei settori del turismo e del commercio, il 15% nell'ingrosso-logistica e il 14% nel metalmeccanico.
A margine degli effetti della decontribuzione, con l'obiettivo di delineare il contesto degli interventi legislativi in favore dell'occupazione stabile, lo studio di Veneto Lavoro analizza anche le profonde trasformazioni vissute dal mercato del lavoro regionale negli ultimi trent'anni. Se nel 1991 la quota di lavoratori a tempo indeterminato era pari al 95%, oggi si è ridotta all'83%, seppure in un contesto di forte crescita occupazionale che ha portato il numero complessivo dei lavoratori dipendenti da 1,3 milioni a 1,7 milioni. I lavoratori a termine sono passati nello stesso arco di tempo da 67 mila a 284 mila. Ad aumentare considerevolmente sono stati anche i volumi del mercato del lavoro regionale, oggi molto più dinamico: si è passati da 300 mila assunzioni annuali a oltre 800 mila. E se nei primi anni ‘90 il 50% delle assunzioni si concentrava nell'industria oggi tale percentuale è scesa al 20%. Di contro, è aumentato esponenzialmente il ricorso al tempo determinato, che allora pesava appena per il 20% e adesso vale l'80% delle assunzioni.