Il mercato del lavoro veneto nel 2019
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Il rallentamento dell'economia mondiale continua quindi a non avere riflessi sul mercato del lavoro regionale, ma ogni previsione per l'anno in corso dovrà necessariamente essere rivista a causa dell'emergenza coronavirus e delle possibili conseguenze sull'export e su alcuni settori chiave dell'economia regionale, quali il turismo.
Con riferimento all'anno appena trascorso, il rallentamento della crescita occupazionale è il riflesso di una riduzione complessiva dei movimenti del mercato del lavoro veneto. Le assunzioni, complessivamente 808.400, sono diminuite del 6,6% rispetto al 2018, le cessazioni (783.200 in totale) del 4,9%. Rimane elevata la quota di rapporti a part time, che interessano il 33,1% delle assunzioni, il 46,5% considerando soltanto la componente femminile. La causa più diffusa di cessazione del rapporto di lavoro rimane la conclusione di un contratto a termine (66% dei casi, in diminuzione di tre punti percentuale rispetto al 2018), seguita dalle dimissioni (22%) e dai licenziamenti (stabili al 5%). In lieve aumento le uscite dal lavoro per pensionamento (+5%), fatta eccezione per i lavoratori di età compresa tra i 62 e i 65 anni, ovvero quelli maggiormente interessati dalle possibilità offerte da "quota 100", per i quali si è registrato un incremento del 61%.
Il saldo positivo del 2019 è determinato dal settore industriale (+10.000 posizioni lavorative) e dai servizi (+13.900), ma entrambi mostrano evidenti segnali di rallentamento rispetto all'anno precedente (rispettivamente -27% e -49%). In controtendenza l'agricoltura, che migliora il proprio saldo di circa 300 posizioni lavorative, ma che in termini assoluti pesa appena per 1.400 posizioni lavorative sul bilancio complessivo. Tra i servizi, bilancio negativo per le agenzie di somministrazione lavoro, servizi finanziari e pubblica amministrazione. Nell'industria si distinguono da un lato l'occhialeria (+800 posizioni lavorative nell'anno) e dall'altro il settore moda, che registra saldi lievemente negativi nel tessile-abbigliamento e nelle calzature.
A livello territoriale, andamento positivo in tutte le province ma con risultati inferiori rispetto al 2018, ad eccezione di Rovigo che registra 300 posizioni lavorative in più rispetto a un anno prima, seppure su valori assoluti abbastanza modesti (+600 contro +300). Verona (+6.100), Treviso (+5.500) e Padova (+5.300) i territori con il risultato occupazionale migliore, +3.700 per Venezia, riduzioni particolarmente significative rispetto a un anno prima a Vicenza (+4.000 contro +8.900) e Belluno (+100 contro +1.300).
Continua la fase espansiva del tempo indeterminato, che ha fatto registrare un saldo positivo paragonabile soltanto a quello realizzato nel 2015, periodo in cui operava una generosa decontribuzione triennale. Il bilancio del 2019 è pari a +48.000 nuove posizioni lavorative, più che raddoppiate rispetto a quelle guadagnate nel 2018, grazie a un sensibile incremento delle assunzioni (+11%) e, soprattutto, delle trasformazioni (+32%). Nuovo record negativo per i contratti a tempo determinato, con un risultato anche in questo caso paragonabile a quello del 2015: il dato annuale recita -23.100 posizioni lavorative a termine. Le assunzioni si mantengono tuttavia su livelli molto consistenti (504.000). Bilancio fortemente negativo anche per il lavoro somministrato, soprattutto a causa dell'irrigidimento determinato dalla nuova normativa: le assunzioni a tempo determinato hanno subito una riduzione del 28% su base annua, passando da 191 mila a 137 mila. Tra le altre tipologie contrattuali si segnala la crescita del lavoro domestico, sia in termini di saldi (+2.200 posizioni lavorative) che di assunzioni (30.000, +8% sull'anno precedente). Sempre più interessate da tale tipologia contrattuale le lavoratrici italiane, che valgono oggi il 20% delle assunzioni totali.
Tra i disoccupati registrati ai Centri per l'impiego del Veneto, prevalgono lievemente le donne (55%) e gli adulti tra i 30 e i 54 anni (53%), con una significativa presenza di stranieri (27%). I laureati sono meno del 10%, mentre è ancora consistente il numero di disoccupati in possesso della sola licenza di scuola media inferiore (35%). Gli ingressi in condizione di disoccupazione registrati nel 2019 sono quasi 150 mila, circa 10 mila in più rispetto all'anno precedente.
>>> Scarica la Bussola sul mercato del lavoro veneto nel quarto trimestre 2019
 
				 
							