Tartufi 17 - La mobilità dei lavoratori in Veneto dal 1993 al 2003. Un confronto fra le misure effettuate su dati Rtfl e le misure effettuate su dati Netlabor

di Anna de Angelini

La mobilità dei lavoratori è una delle dimensioni fondamentali del mercato del lavoro. L'aumentata esigenza di flessibilità delle imprese nell'uso della manodopera è un fenomeno in linea con il mutamento strutturale dell'economia avviato fra gli anni '70 e gli anni '80 per il trapasso al postfordismo. Il passaggio dalla produzione di massa alla produzione snella, che insegue la domanda diversificata del consumatore, spinge l'impresa a organizzare il lavoro in modo diverso, con fluttuazioni pronunciate nel corso dell'anno. I contratti temporanei hanno avuto notevole diffusione in tutti i paesi europei negli anni '90, come risposta alle esigenze del mondo produttivo. In Italia la loro utilizzazione da parte delle imprese è stata favorita dalle modifiche introdotte nel quadro di regolamentazione del mercato del lavoro, in particolare dopo l'approvazione del pacchetto Treu. Le ricerche sulla mobilità hanno avuto nel nostro Paese un notevole impulso nell'ultimo decennio,  in seguito alla messa a disposizione da parte di fonti  amministrative di microdati relativi alle imprese e ai lavoratori. Dopo i primi studi svolti da Contini e Revelli nei primi anni '90, vi è stata una discreta produzione di indagini, basate sia su dati di fonte Inps, che su dati di fonte Centri per l'impiego (Netlabor), che si sono sviluppate su due versanti: quello della costruzione di indici aggregati di mobilità, più o meno complessi, e quello dell'analisi delle carriere lavorative e dei fenomeni di segmentazione che avvengono all'interno del sistema della mobilità. Recentemente, all'uso delle fonti amministrative si è affiancato il tentativo di stimare misure di mobilità a partire dalle informazioni contenute nei microdati della rilevazione trimestrale sulle forze di lavoro dell'Istat (Rtfl).