Tartufi 7 - Il nuovo apprendistato nel Veneto

di Anna de Angelini

Solo il 30% dei contratti di apprendistato avviati nel Veneto nel 1997 ha avuto di fatto durata superiore ai 18 mesi. Che l'interesse principale della maggior parte delle imprese non fosse quello di innalzare il livello qualitativo degli apprendisti neoassunti in vista di un loro successivo inquadramento nel proprio organico lo dimostra del resto il fatto che nel 1997 solo nel 13% dei casi le imprese si sono avvalse della possibilità che dava loro la legge di 56 del 1987 di usufruire di ulteriori sgravi contributivi assumendo l'apprendista nell'organico della propria azienda con un contratto a tempo indeterminato. Gli interventi di riforma che hanno preso l'avvio dall'art. 16 della legge 196 del 1997  hanno posto le basi per superare questa arretratezza, ponendo in primo piano la componente formativa dell'apprendistato e avviandone la trasformazione in senso duale. Con l'approvazione della legge 144/1999, che rende obbligatoria per tutti i giovani la frequenza di attività formative fino al compimento dei 18 anni, all'apprendistato è stata riconosciuta la funzione di terzo canale, di pari dignità, accanto a quelli della scuola e degli altri percorsi formativi extrascolastici, per dare a tutti i giovani una preparazione culturale e una qualifica professionale adeguata all'inserimento nel mondo del lavoro. La riforma si pone nella direzione di percorso indicata della Commissione Europea, che  negli ultimi anni ha dedicato una particolare attenzione e cospicui finanziamenti all'apprendistato, nel quadro delle azioni rivolte all'innalzamento della qualità delle risorse umane. In particolare nel Libro Bianco ‘Insegnare a apprendere. Verso la società cognitiva' si sostiene che "la scuola e l'impresa sono luoghi di conoscenza complementari che occorre ravvicinare... Il rafforzamento dei legami fra educazione e impresa passa per lo sviluppo dell'apprendistato".