“Il Sestante”: il quadro completo dell’occupazione in Veneto nel 2020
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È stato pubblicato sul sito di Veneto Lavoro “Il Sestante”, la pubblicazione trimestrale dell’Osservatorio mercato del lavoro che consente di delineare il quadro completo dell’andamento occupazionale in regione, allargando il campo di osservazione, rispetto alla Bussola diffusa mensilmente, anche al settore pubblico, al lavoro somministrato e ad altre tipologie contrattuali.
Sul versante economico, le ultime stime di Prometeia datate gennaio 2021 vedono per il 2020 una flessione del Pil regionale pari al -9,3% (a fronte del -9,1% del dato nazionale) e un recupero per il 2021 del +5,6% (Italia +4,8%). Il tasso di disoccupazione, che nel 2020 dovrebbe rimanere stabile anche in virtù delle misure governative di tutela dell’occupazione che hanno congelato molti posti di lavoro, è visto in crescita fino al 6,7%. A causa della seconda ondata pandemica vissuta a cavallo tra la fine del 2020 e l’inizio del nuovo, la fase di ripresa, in Veneto come a livello internazionale, dovrebbe avviarsi compiutamente solo nella seconda metà del 2021. Nel quarto trimestre dell’anno le imprese attive sono diminuite dello 0,6%, ma si riducono anche fallimenti, concordati, scioglimenti e liquidazioni. Tuttavia, secondo la rilevazione Istat dello scorso autunno, il 72,4% delle imprese venete ha dichiarato di essere in piena attività, il 20,8% di essere parzialmente aperta, il 6% di essere chiusa ma di prevedere la riapertura e appena lo 0,8% di essere chiusa e non prevedere di riaprire.
A livello contrattuale, il 2020 ha visto un significativo aumento dei contratti a tempo indeterminato, seppure inferiore a quello registrato l’anno precedente, con un saldo di +29.600 posizioni lavorative. Da considerare tuttavia che il dato è pesantemente influenzato dal blocco dei licenziamenti disposto dal Governo per contenere gli effetti della pandemia sull’occupazione. Più significativo risulta quindi il dato sulle assunzioni, calate del 22% rispetto al 2019. Saldo negativo anche per l’apprendistato (-6.100 con un calo delle assunzioni del 34%), il tempo determinato (-21.900 posizioni lavorative; assunzioni -20%) e lavoro somministrato, che ha registrato un crollo delle assunzioni del 26%.
Tra le altre tipologie contrattuali, il lavoro intermittente segna un calo del 24%, con un totale di 56 mila attivazioni, concentrate principalmente nel settore dei servizi turistici, il più colpito dalla crisi. Anche il lavoro parasubordinato mostra una flessione del 27% sul 2019, con un bilancio annuale negativo per 700 posizioni lavorative, così come i tirocini: in tutto il 2020 sono stati attivati 27.500, il 33% in meno rispetto all’anno precedente. A influire sul dato, anche in questo caso, i provvedimenti governativi che hanno sospeso, a fasi alterne, la possibilità di nuove attivazioni. Tendenza opposta per il lavoro domestico, che nel 2020 registra un saldo positivo per 9.900 posizioni e un aumento delle assunzioni del 37%, concentrate soprattutto nella fase iniziale della pandemia come probabile effetto di un processo di regolarizzazione, necessaria per giustificare gli spostamenti casa-lavoro di lavoratori e lavoratrici irregolari.
Il 31,8% delle assunzioni effettuate nel corso del 2020 ha riguardato rapporti di lavoro a part time, una quota che sale al 44,5% per le donne. Dopo lo stop iniziale dovuto al lockdown i rapporti stagionali hanno beneficiato di una stagione estiva solo leggermente ritardata nella sua partenza e mostrano una flessione inferiore a quella registrata per le attività non stagionali.
Gli effetti della crisi ancora non si dispiegano completamente sul fronte della disoccupazione, che anzi si mostra in calo rispetto all’anno precedente. Nel 2020 si sono infatti registrati 118.800 nuovi ingressi in stato di disoccupazione, un valore inferiore del 16% rispetto al 2019. Ciò è dovuto principalmente al calo degli inoccupati (-37%), ovvero di persone, prevalentemente giovani, alla ricerca del primo lavoro e per le quali la situazione di difficoltà del momento costituisce evidentemente fattore di scoraggiamento nell’affacciarsi sul mercato del lavoro. La contestuale diminuzione dei disoccupati veri e propri (-13%), principalmente rappresentati da lavoratori che nell’ultimo anno hanno visto concludersi un rapporto a tempo determinato, è invece dovuto al divieto di licenziamento per motivo oggettivo e alla larga estensione della cassa integrazione, che come accennato hanno limitato il numero delle cessazioni di rapporti di lavoro. Tra i disoccupati attualmente iscritti ai Centri per l’Impiego del Veneto, il 56% è rappresentato da donne, il 27% sono stranieri e il 21% giovani al di sotto dei 30 anni. I laureati rappresentano il 9% del totale, mentre è ancora molto consistente il numero di disoccupati in possesso della sola licenza di scuola media.
La pubblicazione del Sestante coincide con l’aggiornamento al 31 dicembre 2020 dei dati statistici di fonte SILV resi disponibili in modalità navigabile sul sito di Veneto Lavoro tramite la piattaforma Creavista e nella sezione La Geografia del Lavoro.
>>> Scarica Il Sestante di febbraio 2021