Il mercato del lavoro veneto nel primo trimestre 2020
Il primo trimestre del 2020 è stato caratterizzato dalla diffusione dell'epidemia di Covid-19, che ha comportato conseguenze drammatiche non solo sul versante sanitario, con oltre 430 mila morti e 7,7 milioni di contagiati, ad oggi, in tutto il mondo, ma anche su quello economico. Cali della produzione e dei consumi, crescita della disoccupazione e dell'indebitamento degli Stati sono gli effetti più immediati a livello globale.
L'Italia, già fanalino di coda in quanto a crescita, si è trovata suo malgrado tra i Paesi più colpiti dall'epidemia e le misure di contenimento adottate per contrastare la diffusione del contagio hanno avuto pesanti ripercussioni su settori chiave quali il turismo e l'export. Il Veneto, prima regione turistica d'Italia e fortemente vocato all'internazionalizzazione, ha pagato più di altri il prezzo di questa crisi. La dinamica del PIL regionale è prevista al -7,1% per il 2020 (a fronte di un dato nazionale del -6,5%), le esportazioni sono viste in calo del 9,1%, gli investimenti fissi del 13,1%, i consumi delle famiglie del 5,3% e l'occupazione del 3,8%.
In un contesto di rallentamento della crescita occupazionale già in atto da tempo, i primi tre mesi dell'anno mostrano i primi effetti dell'emergenza coronavirus sul mercato del lavoro regionale. Il saldo trimestrale risulta positivo, come tradizionalmente avviene ad inizio anno, ma per appena 20.200 posizioni lavorative, un terzo rispetto agli analoghi periodi degli anni precedenti. Il risultato è determinato dal brusco calo registrato a partire dal 23 febbraio, data di entrata in vigore delle prime misure di contenimento e di lockdown, e in particolare dal crollo delle assunzioni (-17,6% rispetto al primo trimestre 2019). Il divieto di licenziamento e l'estensione della cassa integrazione hanno invece limitato il numero delle cessazioni (-2,3%).
Questo spiega anche la diminuzione dei disoccupati registrata nel trimestre. Secondo i dati Istat le persone in cerca di occupazione sono scese in regione a 119 mila (erano 143 mila nel primo trimestre 2019), ma ciò è dovuto principalmente all'aumento degli inattivi: 127 mila a fronte degli 85 mila del trimestre precedente e dei 101 mila del primo trimestre 2019. Il tasso di disoccupazione scende al 5,2%, mentre il tasso di inattività sale al 28,8%. Stabile al 67,4% il tasso di occupazione. Secondo gli elenchi dei Centri per l'Impiego, nel primo trimestre dell'anno sono state rilasciate 29.500 dichiarazioni di immediata disponibilità, un valore inferiore del 14% rispetto allo stesso periodo del 2019. Per i motivi già enunciati il flusso di nuovi disoccupati è quasi esclusivamente limitato a chi ha visto concludersi nel periodo un rapporto di lavoro a termine.
A determinare la tendenza negativa del trimestre sono soprattutto i contratti a tempo determinato, che complici il mancato avvio o la chiusura anticipata delle attività turistiche stagionali, oltre che il blocco delle attività produttive con il lockdown, mostrano un saldo di appena +4.300 contratti, il più basso di sempre. Proprio il settore turistico, innanzitutto ricettività e ristorazione, risulta il più colpito, con un saldo trimestrale negativo (-6.500) e un calo delle assunzioni pari al 37%. Positivi l'agricoltura, che guadagna +13.600 posti di lavoro (valore equivalente a quello del 2019) e l'industria, che segna un +7.000 a fronte però del +13.000 registrato lo scorso anno.
A livello territoriale, Belluno accentua la tradizionale caduta del primo trimestre a causa della chiusura anticipata della stagione invernale e risulta l'unica provincia con saldo negativo (-3.300), mentre Venezia si distingue per la più consistente flessione della domanda di lavoro: le assunzioni crollano del 30%, il saldo si attesta a +2.600 posizioni lavorative contro le +11.000 dell'anno precedente. Saldi in diminuzione anche a Verona (+6.900 contro +15.200), Treviso (+4.400 contro +9.200), Padova (+3.900 contro +8.500), Vicenza (+3.000 contro +6.300) e Rovigo (+2.700 contro +3.600).
La tendenza negativa dei primi tre mesi dell'anno si è poi aggravata nelle settimane successive, come ampiamente rilevato nelle misure di monitoraggio dell'Osservatorio di Veneto Lavoro: tra il 23 febbraio e il 31 maggio 2020 si è registrata una variazione dei posti di lavoro pari a -26 mila unità, che sommate alle 35 mila guadagnate nello stesso periodo del 2019 comportano una perdita netta di 61 mila posti di lavoro dipendente nell'intero periodo di emergenza da Covid-19.
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