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Pubblicato il 21.05.2020 null Misure/93 - Emergenza COVID-19. L’impatto sul lavoro dipendente in Veneto (23 febbraio-17 maggio 2020)

L'aggiornamento delle evidenze statistiche riportate in questa nota considera l'intero periodo che va dall'esordio delle restrizioni (23 febbraio) al 17 maggio, mirando a cogliere l'evoluzione dei flussi occupazionali anche in funzione dei diversi provvedimenti messi in atto dal Governo, prima con finalità restrittive (il lockdown) e poi via via per tornare a normalizzare le attività sociali e produttive. In particolare in data 4 maggio sono state rimosse le restrizioni che avevano riguardato molti settori produttivi come pure una parte dei vincoli alla libertà di movimento dei singoli cittadini: a partire da questa data è possibile già rilevare qualche primo modesto effetto positivo sul mercato del lavoro.

Dai dati esposti si ricava che l'impatto dell'emergenza nel corso dei quasi tre mesi analizzati ha determinato una perdita congiunturale netta di posizioni di lavoro dipendente attorno a 60-65.000 unità: significa una contrazione settimanale media attorno a circa 5.000 posizioni di lavoro dipendente (rispetto ai monitoraggi precedenti la riduzione settimanale media si è ridotta in funzione della minore entità delle perdite registrate nelle ultime due-tre settimane osservate), un valore complessivo che si colloca attorno al 3% dell'occupazione dipendente.

Su base annua la riduzione avvenuta negli ultimi tre mesi delle posizioni di lavoro dipendente (per l'insieme degli organici aziendali individuati sulla base dei tre contratti indicati) ha annullato la crescita tendenziale che a febbraio risultava ancora pari a circa 20.000 posizioni e determinato una variazione negativa rispetto ai livelli occupazionali esistenti al 17 maggio del 2019 pari a circa 43.000 posizioni di lavoro.

Dal 4 al 17 di maggio si osserva però una significativa riduzione del differenziale nel numero di assunzioni con l'analogo periodo dell'anno precedente: -44%, mentre tra il 23 febbraio ed il 3 di maggio esso era pari a -61%. Tale differenziale si riduce ancor più significativamente per diversi settori e in alcuni casi (costruzioni, tessile-abbigliamento, agricoltura) si registrano anche incrementi volti al recupero delle posizioni perdute.

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