Lavoro: gli effetti del Decreto Dignità in Veneto
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C'è anche il Decreto Dignità tra le cause dell'eccezionale crescita delle trasformazioni a tempo indeterminato verificatasi a cavallo tra il 2018 e il 2019. La conferma arriva dal nuovo studio dell'Osservatorio sul mercato del lavoro di Veneto Lavoro sulle strategie di adattamento delle imprese alle nuove regole sul lavoro a termine introdotte lo scorso anno dal Decreto Legge n. 87/2018.
Le trasformazioni rappresentano infatti da sempre uno dei principali canali di accesso ai rapporti di lavoro a tempo indeterminato, ma nell'ultimo anno la loro incidenza è passata da un dato medio del 20%-30% a una percentuale vicina al 40%. Negli ultimi dieci anni, in particolare, le trasformazioni da contratti a tempo determinato hanno oscillato tra le 30 mila e le 40 mila l'anno, con due importanti eccezioni: il 2015, quando anche per effetto dei generosi esoneri contributivi se ne sono verificate oltre 53 mila, e il 2018, con circa 60 mila trasformazioni. I primi sei mesi del 2019 mostrano un'ulteriore crescita, con 42.300 trasformazioni già effettuate e un incremento del 66% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Tra le cause non solo il Decreto Dignità, ma anche le agevolazioni per l'assunzione di giovani fino a 35 anni di età, introdotte nel 2018 e confermate per il 2019, e quello che i ricercatori di Veneto Lavoro chiamano "effetto platea", in base al quale un incremento delle assunzioni a tempo determinato in un certo periodo determina un corrispondente incremento delle trasformazioni, a distanza mediamente di 9-10 mesi. Tale fenomeno spiegherebbe, ad esempio, circa un quarto dell'incremento delle trasformazioni registrato nel 2018.
Intervendo in maniera rilevante sulla disciplina del lavoro a tempo determinato, il Decreto Dignità ha prodotto effetti tangibili soprattutto nel breve termine. Tra le principali novità, la riduzione della durata massima dei contratti a tempo determinato da 36 a 24 mesi e del numero massimo di proroghe previste da 5 a 4, la previsione di un costo contributivo aggiuntivo dello 0,5% per ogni rinnovo e la reintroduzione della necessità della causale per contratti di durata superiore ai 12 mesi, proroghe comprese.
Per adattare le proprie esigenze occupazionali alle nuove norme le imprese hanno reagito adottando diverse strategie: da un maggiore ricorso al lavoro intermittente o al lavoro somministrato a tempo indeterminato all'incremento del turnover tra lavoratori a termine, da un più attento utilizzo di rapporti di lavoro identificabili come "stagionali" (esclusi dall'obbligo di causale) a un'accelerazione delle trasformazioni per evitare il superamento dei 24 mesi, l'apposizione di causali e i costi aggiuntivi. Secondo Veneto Lavoro, infatti, buona parte delle trasformazioni avvenute a seguito del Decreto Dignità sarebbero avvenute comunque in tempi più dilatati, determinando un effetto marginale sul volume complessivo dei posti di lavoro. Se quindi, in termini di qualità del lavoro, sembra esserci stato un lieve spostamento a vantaggio dell'occupazione stabile rispetto a quella a termine, per verificare se si tratti o meno di uno spostamento strutturale e permanente sarà necessario attendere la fine dell'anno in corso.